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about

Antonella Eye : lyrics and voice
antonellaeyeaynilporcelluzzi.bandcamp.com

Viciado de Nulidad : music and mix
viciadodenulidad.bandcamp.com

cover by AEP basing on a painting by Yves Tenret
www.facebook.com/yves.tenret.1

"I love this album, is a journey where it starts in nothing, you go around the universe and you meet yourself again in nothing, like an infinite loop" Isaias Garcia Rivera / check his publication :

www.youtube.com/watch?v=zCldoUKtj6o&fbclid=IwAR3IYezqpjYed1Jv7xBG5aaNm-b_kyIbbLtEqJ-yh689WskuzvprN4P8wpM


Flor
de mi Amor
Tu solo sabes
Donde vivo
Y adónde voy



1.
Messico
Sono ospite in una casa molto grande, a più piani e con moltissime grandi stanze e lunghi corridoi, un palazzo. Con molta gente che va e viene, ma non è un albergo, ci abita una famiglia.
La donna che mi ospita si chiama Ana Teresa. Quando arrivo lei mi dà una chiave.
Incrocio suo cognato, un uomo alto con un bel cappello, abito e impermeabile scuro, gli racconto che abiterò’ qui per un po’ di tempo.
Lui non commenta, ma mi guarda come per dirmi che è un errore.
Siamo in un bar, molte piccole luci aranciate brillanti intorno, è sera, sono come in una cartolina degli anni ’20 o ’30, un po’ annerita, marmi dappertutto e grandi specchi, rosso e oro sono i colori dominanti, e il legno scuro dei mobili.

2.
Fuori, la città ha lo stesso stile, barocco, marmi intagliati, nicchie con statue di Madonne e Santi, giardini lussureggianti davanti ai palazzi, con palme e grandi piante verdissime circondate da pesanti griglie di ferro battuto nero, strade minuscole, angoli, crocevia, piccole piazze, pietra bianca.
Io trasporto con me diversi bagagli. Una valigia rossa a rotelle, una grossa borsa di tela bianca che porto a spalla, e una borsa a mano nera, dove ho le cose più importanti: le chiavi di casa e i documenti.
Devo tornare a casa, da Ana Teresa.

3.
Vagabondo per lunghissime stradine, trasportando le mie valige. Guardo tutto e sono talmente affascinata e curiosa che ho paura di dimenticare le mie valige da qualche parte, ogni tanto perdo di vista la valigia rossa.
E li’ mi accorgo che ho perso davvero la mia piccola borsa nera.
Torno indietro, tra i vicoli e gli spiazzi, le rientranze e le sporgenze tra i palazzi alti e barocchi, tra i cortili antichi e gloriosi. E capisco che non ho fatto attenzione al percorso, che mi sono persa, che non mi ricordo niente, né l’indirizzo, né la strada per tornare.
Non mi pare di essere mai passata da quelle parti.

4.
Entro in un antro con arcate di pietra scurite dal tempo, ci sono tre portoni, uno di fronte e due sui lati. Vedo per terra una scatola di cuoio chiaro, che doveva appartenere a dei giocatori di carte (gamblers) dentro ci sono alcune monete d’argento, grosse e pesanti, anche queste sembrano antiche, delle teste d’uomo ricciolute sono incise sopra. Metto una mano in questa scatola e prendo alcune monete, ne prendo 4.
Davanti a me, nel portone aperto che mi sta di lato, scorgo una chiesa piena di addobbi d’oro e di marmi rossi e neri, di statue, di altari e oggetti sacri, luci rossastre di lumi e candele, lembi di stoffe preziose coprono le statue dei santi. Penso a Napoli. Dalla chiesa si sporge un prete, che mi sta guardando, gli vado incontro e cerco in tasca tre delle grosse monete che ho preso poi le metto nella scatola delle offerte. Lui non dice niente, e tutto il tempo mi sorride.
Io tengo in tasca una delle monete, la tengo per me.

5.
Devo ritrovare la strada.
Ma non riconosco i luoghi, e non ho l’indirizzo né in numero di telefono di Ana Teresa.
Non so dove andare. Mi sono allontanata troppo e mi sono persa. E ho perso la borsa, la prima cosa che voglio ritrovare. Sono impaurita ma mi faccio coraggio.
Mi ricordo di una donna alta coi capelli neri corti che parlava a telefono in strada, vicino a me in un posto dove mi ero fermata. Avevo appoggiato la mia borsa nera sul muretto di un giardino, davanti alle alte griglie di ferro scuro e pesante. La donna portava un soprabito blu chiaro, color carta da zucchero.
In strada c’erano anche dei bambini che giocavano. Torno sui miei passi, e mi sembra di scorgerla in un bar. Vado a parlarle.

6
Le dico: « Signora, mi scusi, era lei che parlava al telefono qui davanti prima? Quando sono passata con le valige era lei? Perché vede io ho tre borse, la grande rossa, la media bianca a spalla e una piccola nera, ho appoggiato la borsa nera sul muretto per riposarmi, ed ora è sparita, forse l’ho abbandonata li, dove stava lei a parlare a telefono. E non la trovo più, e non trovo la strada di casa. L’ho appoggiata e non l’ho ripresa, mi sono persa e non so più dove sono. Era lei quella donna che parlava al telefono? Ha visto per caso la mia borsa? Me lo dica signora la prego ».

7.
Mi guardo intorno, nel bar la gente parla ad alta voce e si muove veloce. Ci sono anche qui specchi e luci gialle, tutto è antico e latino, ma mi sembra di stare a Napoli Vecchia.
« Era lei? Signora la prego me lo dica, perché in quella borsa ho le chiavi di casa, è importante. La prego signora mi dica se qualcuno ha visto la borsa, e l’ha presa, se la custodite qui nel bar, mi dica ».
E mi accorgo che mentre le parlo sto piangendo.

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released February 14, 2022

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V33 Records Montevideo, Uruguay

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